Che la Lazio fosse in palla lo si sapeva, e lo si era visto domenica a Parma; che il Milan, al di là di alcuni avvicendamenti, potesse risultare così impresentabile all’Olimpico, francamente no. Quattro gol in 40’ hanno chiuso un discorso già compromesso all’andata, ma hanno soprattutto sancito la prima vera disfatta della gestione Ancelotti.
La coppa Italia in casa rossonera poteva giustamente rappresentare la terza scelta in ordine d’importanza, ma almeno la concentrazione per non incappare nella figuraccia andava espressa, e tutto il disappunto per una caduta di stile del genere era visibile sui volti sia di Ancelotti che di Galliani al termine del primo tempo.
Sono sufficienti due puntate in avanti alla Lazio per sfondare l’inedita linea difensiva milanista Simic-Laursen-Costacurta-Kaladze: dopo una gran parata di Sereni su Sheva (resterà la più nitida palla gol del Milan), Liverani imbecca Cesar che penetra allegramente solo in area e anticipa Abbiati in uscita col tocco dell’1-0.
Nemmeno il tempo di ripartire che la Lazio raddoppia, con Liverani che sfrutta l’assist di Lopez da sinistra e batte Abbiati di piatto sinistro. Il Milan fatica a prendere in mano il centrocampo, la Lazio riparte in velocità e fa sempre male, specie sul lato sinistro.
E’ imbarazzante vedere la differenza di ritmo a centrocampo e la leggerezza in difesa del Milan, che al suo balbettante e sterile torello vede contrapporsi le autentiche stilettate della Lazio che riparte a razzo col suo già ben funzionante 4-3-3.
L’allegra brigata divensiva milanista non trova peraltro il bandolo della matassa, e Fiore ne approfitta per ricevere due cross solissimo in area e battere altrettante volte Abbiati, chiudendo la prima frazione con il parziale di 4-0.
Nella ripresa Ancelotti pensa alle esigenze atletiche dei suoi, così Inzaghi rileva Shevchenko e Seedorf dà il cambio a Rui Costa. Il copione non cambia, per di più Brocchi si fa espellere per proteste, ed il tecnico deve inserire anche Gattuso per Borriello, onde evitare guai peggiori.
La Lazio dà l’impressione di non voler infierire (tanto che Mancini rimprovererà Corradi di aver tirato due volte addosso ad Abbiati), e per il portiere milanista c’è modo di rifarsi un minimo di morale con apprezabili parate su Corradi, Lopez, Fiore. Al fischio finale, l’Olimpico è in festa.